venerdì 13 aprile 2012

Val Lerrone

Un viaggio virtuale nell’entroterra ligure alla riscoperta delle antiche vie del sale 


Val Lerrone  Sono quattro le valli che scendendo dallo spartiacque si congiungono nei pressi di Leca d’Albenga dove i torrenti Lerrone, Arroscia, Pennavaire e Neva si fondono in quello che è, forse, il fiume più corto che si conosca: il Centa.  Da Leca d’Albenga, dopo un corso di appena quattro Km circa, il Centa sfocia in Albenga presso la località di Vadino.  Ed è proprio da Vadino che le antiche carte topografiche, da noi consultate, fanno partire la via che poi a Leca si divideva in quattro rami che seguendo i fondo valle risalivano fino ai passi alpini per scendere in Piemonte e, da lì scavalcando le Alpi, si ripartivano per tutta l’Europa.  A segnare le prime piste, probabilmente, furono gli animali preistorici che, nelle nostre vallate, trovavano un tiepido riparo ai rigori del clima glaciale. Dietro di loro i primi cacciatori neanderthaliani e, successivamente i sapiens trasformarono, inconsapevolmente, le piste in una fitta rete di sentieri che, in epoca storica, Roma ripercorse e ampliò a livello di vere strade acciottolate per mezzo delle quali disegnò i confini di quello che doveva diventare l’Impero Romano (vedi tavola di Peutinger).  Ma è solo intorno all’anno mille che grazie a Umberto I, detto Biancamano, capostipite della casata dei Savoia e alla repubblica di Genova, su queste vie si sviluppa un fitto via vai d’innumerevoli colonne di carovanieri che, a dorso di mulo e a spalla, trasportava ogni tipo di merce; tessuti, metalli, preziosi, spezie, generi alimentari e quella che, in assoluto era considerata la merce più preziosa: il sale.  Un groviglio di accadimenti drammatici come guerre, brigantaggi, amori, incroci di etnie, sviluppo e decadenza di paesi e città hanno tracciato, nei secoli, la storia di queste vie e hanno lasciato concrete testimonianze naturalistiche e architettoniche che, al momento, giacciono dimenticate in fondo alle vallate in attesa di essere riscoperte e rivalorizzate per diventare una preziosa risorsa per l’economia del nostro entroterra. 


Inizieremo il nostro viaggio virtuale alla riscoperta delle antiche vie del sale Albenganesi da quella più occidentale: la val Lerrone Partendo da Leca d’Albenga salutiamo Bastia e raggiungiamo Villanova, dove le sue mura medioevali, in perfetto stato di conservazione, ci indicano il percorso che, dopo avere attraversato il paese, ci fa soffermare presso la chiesa di Santa Maria Rotonda, la chiesa ospitale di Nostra Signora delle Grazie e Santo Stefano. 


Da qui, attraversando il fiume, ci dirigiamo verso Bossoleto e incontriamo subito un’antica fontana, fonte di ristoro per uomini e animali, sull’ancora esistente tratta di via che, dopo aver percorso la parte antica del paese, si dirige verso San Rocco posto a protezione di Garlenda. Il santo vegliava, insieme ad un gruppo di armigeri, affinché gli appestati non potessero entrare nel paese per contagiare i cittadini residenti e, spesso erano proprio loro i primi a soccombere alle epidemie. 
Da Garlenda, allungando il passo, la via ci conduce a Bassanico, Casanova Lerrone, Testico e alla colla di San Bartolomeo da dove la strada si divide per collegarsi a sinistra, passando da Cesio, alla valle Impero mentre a destra scende a Pieve di Teco e, da qui risale al colle di Nava dove trova i collegamenti per il Piemonte. 


Molto brevemente, ci piace ricordare alcuni episodi, che secondo noi, sono molto espressivi per la storia della val Lerrone come la battaglia di Garlenda combattuta il 28 giugno del 1672 tra le truppe della Repubblica Genovese e i militanti dei Savoia che sotto il comando di Catalano Alfieri furono clamorosamente sconfitti al punto che l’acqua del torrente, nel punto dove avvenne lo scontro, si colorò del sangue dei caduti e, da allora, la località assunse il nome di “sanguineo”.  Fu anche durante tale battaglia che si mise ulteriormente in luce certo Sebastiano Contrario, persona di carattere particolarmente scorbutico, dapprima comandante delle truppe Savoiarde, passò poi al brigantaggio e, nell’immaginario collettivo diventò “bastian contrario”. Appellativo ancora in voga quando si vuole qualificare una persona particolarmente truce. Altro particolare evento fu la rivolta di Garlenda del 1543 durante il quale i cittadini, stanchi di essere oppressi dalle troppe tasse, si radunarono intorno al castello, allora situato in località Castelli, gli ammassarono contro cataste di fascine, fingendo di far festa, e poi gli diedero fuoco distruggendolo con tutti gli occupanti all’interno. Episodio, questo, che valse ai Garlendini l’appellativo di “bruxiasignui” (brucia signori).  Ma, lasciando agli storici l’oneroso compito di redigere la storia, dalle pagine di questo blog ci limiteremo a invitarvi a compiere rilassanti passeggiate alla riscoperta delle nostre radici, gustando l’ottima cucina locale opportunamente condita con olio extravergine di olive nostrane e annaffiata da prelibati vini a denominazione d’origine controllata.  Facciamo, quindi, clic al tasto MULTIMEDIA (vedere accanto alla barra di home page) e poi, se si vuole, altro clic sul simbolo ingrandimento immagine posto sulla barra scorrimento video, e iniziamo la nostra prima passeggiata virtuale alla riscoperta delle antiche vie del sale Albenganesi. 
BUON DIVERTIMENTO !! 


R.B.

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